Di ANTONIO CLEMENTE

What’s in a name? That which we call a rose
By any other name would smell as sweet…

Cosa rappresenta un nome…. sminuiva Giulietta!

Ovviamente non si è trovata ad avere a che fare con la marea di nomi che sono stati affibbiati nel tempo alle varie tecniche di blocchi per gli arti superiori e inferiori che si sono moltiplicati con l’utilizzo dell’ecografo e il desiderio di inventare approcci sempre diversi pubblicandoli come originali!

Apriamo questo nuovo anno segnalando questo documento intersocietario ASRA-ESRA “online first” di RAPM in cui si propone una nomeclatura standardizzata per identificare i blocchi degli arti superiori ed inferiori e da cui partire per formulare i prossimi lavori.

Allora buon anno e che sia ricco di studi pubblicati con il giusto nome!

(https://rapm.bmj.com/content/early/2023/11/22/rapm-2023-104884 gratuito per gli iscritti ESRA)

Lo sciopero del 18 Dicembre ha bloccato il SSN….

Titola un articolo dell’AAROI EMAC. Abbiamo così chiuso l’anno scorso.

Una adesione talmente imponente non si vedeva da tanto. Non entriamo qui nelle motivazioni politiche ma cogliamo lo spunto per riflettere sulle poco piacevoli condizioni lavorative di noi anestesisti rianimatori che hanno anche contribuito al successo della iniziativa.

A supporto riporto un articolo appena uscito sul numero di Gennaio di Anesthesiology che valuta incidenza e cause del burn-out fra gli iscritti (24.680) della Società Americana degli Anestesisti. Sono a rischio il 67.7%, il 18.9% invece ne soffrono in modo conclamato indicando in fattori dell’ambiente lavorativo e della riduzione del personale le cause principali. Sono proposti interventi correttivi; magari potremmo applicarne qualcuno anche nelle nostre realtà.

Per approfondire (gratuitamente per tutti):

https://pubs.asahq.org/anesthesiology/article/140/1/38/139183/U-S-Attending-Anesthesiologist-Burnout-in-the

Divulgazione scientifica e social media – ? – ! – !?

Quale può essere il segno di interpunzione più adatto a alla frase del titolo?

Si può definire “scientifica” l’esplosione di contenuti a sfondo medico sui social media? Si può definire “divulgazione”?

Che non basti essere medici specialisti affinché un post si possa definire “scientifico” credo sia evidente a tutti e che non tutti abbiano i geni della famiglia Angela per trasmettere in modo chiaro contenuti complessi è anche purtroppo una realtà. Eppure, alcune società scientifiche, davanti alla diffusione di contenuti di tipo medico in contesti social nati senza filtri se non ad esempio per contenuti pornografici, hanno sentito la necessità di chiarire alcuni punti. La nostra cugina SIAARTI ha infatti pubblicato una expert opinion sull’argomento in cui elenca diverse affermazioni corredandole con il rationale che ha portato alla loro elaborazione. Il documento affronta a 360 gradi la problematica e vale davvero la pena di leggerlo.

Non sono in grado di prevedere se cambierà qualcosa, in fondo ci sono ancora gruppi social di gente che crede alla terra piatta, sicuramente fornisce però degli strumenti di riflessione per chi produce contenuti e per i followers…

Accesso al full text gratuito per tutti: https://www.siaarti.it/news/1813291

Anestesia Loco-Regionale e Sindrome Compartimentale

In tema con l’argomento di questa newsletter, vi consiglio la lettura di questa review di un paio di anni fa di Anesthesia Analgesia in cui Peter Marhofer ci illustra quali conoscenze tecniche e anatomiche abbiamo ad ora raccolto sulla relazione tra sindrome compartimentale e anestesia loco-regionale ecoguidata.

L’articolo è gratuito per tutti:

https://journals.lww.com/anesthesia-analgesia/fulltext/2021/11000/regional_anesthesia_and_compartment_syndrome.35.aspx

A seguire riportiamo i principali articoli che dimostrano quanto affermato nel testo principale, anche se non tutti dell’ultima ora.

Iniziamo con la linea guida della AOFAS (American Academy of Orthopedic Surgeons), la quale conferma come non vi siano evidenze scientifiche, ma che il buon senso e la conoscenza approfondita della problematica siano sufficienti a guidarci in una condotta ottimale.

https://www.aofas.org/docs/default-source/research-and-policy/appropriate-use-criteria-clinical-practice-guidelines/acute-compartment-syndrome-clinical-practice-guidelines.pdf?sfvrsn=93338d04_2

Si prosegue con la review, scaricabile open source al seguente link: https://www.dovepress.com/getfile.php?fileID=87856

le cui conclusioni sono coerenti con le nostre e finalmente vengono aggregate fonti anestesiologiche e chirurgiche.

Concludiamo con due letter alla firma di Andrè P. Boezaart

https://academic.oup.com/painmedicine/article/15/2/316/1825371

Boezaart A, Smith C, Zasimovich Y, et al Femoral artery block: the relationship between visceral and ischemic pain Regional Anesthesia & Pain Medicine 2022;47:70-71.

https://rapm.bmj.com/content/47/1/70.1

I due articoli mostrano inequivocabilmente come il blocco nervoso periferico sia inadeguato a coprire il dolore ischemico degli arti, il quale ha una connotazione di tipo viscerale e verosimilmente viaggia attraverso una rete neurale perivascolare, non coinvolta dal blocco nervoso.